L’ultima giornata del Festival Internazionale del Giornalismo 2014, quella di domenica 4 maggio, è stata per me quella più carica di attese, vista la presenza nel programma di due dibattiti sul giornalismo musicale.
Il primo incontro avvenuto in mattinata ruotava attorno alla seguente domanda: “Come si diventa giornalisti musicali?”, con gli interventi di Silvia Boschero (King Kong, Radio 1), Paolo Giordano (il Giornale) e Francesco Raiola (Fanpage.it). Nel pomeriggio, invece, la discussione riguardava i “Nuovi percorsi del giornalismo musicale italiano”, con gli interventi di Filippo Facci (Libero), Diletta Parlangeli (giornalista pubblicista), Francesco Raiola e Luca Valtorta (La Repubblica).
Devo dire che le mie aspettative riguardo a questi incontri erano abbastanza alte: in un periodo di personale confusione esistenziale galattica riguardo alla possibilità di riuscire a fare del giornalismo musicale la mia fonte di sostegno economica, speravo di riuscire a carpire da chi “ce l’aveva fatta” qualche consiglio o barbatrucco per riuscire a sfangarla. E invece niente. Nisba. Ciccia. I giornalisti musicali navigano in pessime acque anche se riescono a rimediare qualche contrattino qua e là. Forse si salvano solo le superstar, ovvero quei personaggi talmente noti da valicare l’ambiente ristretto degli appassionati di musica.
Non molto tempo fa avevo scritto un articolo su come diventare un giornalista musicale, e nel concluderlo affermavo che un conto è essere un giornalista musicale e un conto è riuscire a camparci. Sono andato al Festival Internazionale del Giornalismo a seguire questi incontri con la speranza di essere smentito, o perlomeno di trovare qualche motivazione in più. Invece devo dire che la mia analisi era – purtoppo – drammaticamente rispondente alla realtà: sembra che il giornalismo musicale sia una cosa fuori dal mondo, e di cui nessuno abbia in fondo bisogno (almeno non abbastanza da retribuire questo genere di lavoro).
Inoltre, dopo cinque giorni intensissimi di conferenze e il clima a volte freddo e con pioggia, il mio fisico ha ceduto alla stanchezza e non sono riuscito a seguire gli altri appuntamenti (pur interessantissimi) dell’ultimo giorno di festival. Dunque, sono ritornato velocemente in hotel con la febbre, stanco morto.
Nel complesso, però, devo dire che le persone interessanti che ho incontrato e le idee circolate nelle varie discussioni valgono decisamente l’esperienza. Il Festival Internazionale del Giornalismo è un grande evento, e come tale cercherò di non mancarlo negli anni successivi.