La notte è là fuori, silenziosa. Chissà se è annoiata come me, che non so dare un senso a questa stupida serata passata davanti al monitor di un computer. Metto un cd, e l’aria comincia a vibrare delle mie stesse emozioni; solo che lo fa con una voce più bella, la voce di una tromba un po’ soffocata dalla sordina.
Torno ai miei files, apro e chiudo cartelle, cerco cose su internet… sto solo perdendo tempo, a dire il vero. Non è serata per lavorare, questa.
Mi alzo, vado in cucina, prendo due biscotti. Non è la fame. Mi siedo di nuovo al computer, ma le insegne luminose lì fuori attirano la mia attenzione con la loro quiete immobile. Poche macchine in giro: domani è un giorno di lavoro per tutti quanti.
Nel silenzio c’è solo la tromba, accompagnata dalle spazzole di una batteria, da un contrabbasso e dalle calde note di una chitarra classica. Sono note dolcissime che vengono da lontano, e che lontano mi riportano: a casa mia, in Italia.
Ecco, il silenzio metropolitano di Varsavia amplifica il mio rumore interiore: un’inquietudine che trova momentanea pace solo con la musica di Paolo Fresu, con una dolcezza melodica che è tutta italiana, e che quindi mi fa sentire a casa nonostante la lontananza fisica. Una carezza, una coccola sonora, se non fisica, è quello di cui ho bisogno, certo.
È una carezza così dolce che pian piano placa i miei pensieri ingarbugliati, li sgomitola e li accompagna silenziosamente tra le braccia di Morfeo.