Il tour europeo “Banda Larga” di Gilberto Gil sta toccando in questi giorni l’Italia (dopo Palermo e Taormina, sarà il 15 luglio a Perugia – ad Umbria Jazz, con Carlinhos Brown – e il 27 a Milano). La cosa interessante, oltre alla possibilità di poter ascoltare dal vivo un grande della musica brasiliana, è che chiunque lo voglia è autorizzato a fotografare, registrare e riprendere in video tutto ciò che lo spettacolo propone. Una rivoluzione, se si pensa alle restrizioni che normalmente sono in vigore ai concerti. Inoltre, Gilberto Gil invita a rendere disponibile su internet il materiale prodotto, in barba a chi si ostina a voler vedere nella musica diffusa in rete un grande pericolo. All’età di 65 anni il grande artista brasiliano (che dal 2003 è anche Ministro della Cultura nel suo Paese) sembra aver capito molto meglio delle major dell’industria musicale cos’è che la gente veramente vuole, e la asseconda piuttosto che imporle anacronistici divieti.
Coerentemente con quest’ottica (da cui deriva anche il nome del tour “Banda Larga”, appunto) nel suo sito si trova moltissimo materiale prodotto sia dal suo staff (che riprende alcuni momenti del backstage) che dal pubblico. Addirittura, su YouTube si può trovare un video in cui Gilberto Gil suona la sua nuova canzone “Banda larga cordel” in anteprima per un ristretto gruppo di amici. Questa prima esecuzione del pezzo è stata filmata col telefonino dal regista Andrucha Waddington, presente alla informale riunione, ed è perfettamente in sintonia con lo spirito della canzone, che parla proprio delle enormi possibilità che la rete offre alla diffusione della musica.
Una versione arrangiata in studio è stata resa disponibile dalla figlia Preta Gil, che facendo gli auguri al padre dal portale internet Ego rende noto il link da cui scaricare la canzone. Personalmente preferisco la versione casalinga, ma è indubbiamente questa la strada che gli artisti e le major dovrebbero imboccare. Gilberto Gil, sia come artista che come politico, sta agendo in questa direzione. Gli altri, che aspettano?

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