Lo scorso fine settimana, dal 23 al 25 settembre, sono stato a Faenza per partecipare alla ventesima edizione del MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti – nell’ambito del quale si è tenuto il primo Festival del Giornalismo Musicale, organizzato da Enrico Deregibus insieme all’ideatore del MEI, Giordano Sangiorgi.
Da diverso tempo volevo assistere a questa manifestazione, e l’edizione di quest’anno è stata per me irrinunciabile proprio grazie alla possibilità di incontrare altri colleghi nel settore del giornalismo musicale.
L’atmosfera generale respirata al festival è stata davvero piacevole: Faenza è una città estremamente accogliente (come tutte le località dell’Emilia Romagna, in generale), ed è bastato sedermi al tavolino di un bar in Piazza del Popolo, ordinare un crescione e un bicchiere di sangiovese, per sentirmi immediatamente a mio agio.
Per ciò che riguarda il festival vero e proprio, invece, vorrei riassumere brevemente alcune delle cose che mi hanno colpito di più nell’arco dei tre giorni. Vorrei comunque sottolineare che il mio racconto si riferisce esclusivamente alla mia esperienza personale, e che è dunque per forza di cose incompleto e parziale, essendo stato per la maggior parte del tempo impegnato con gli altri giornalisti, e gli artisti indipendenti che si sono esibiti sono stati davvero tantissimi.
La serata di venerdì 23 ha aperto il festival nel segno della tradizione locale con il gruppo Extraliscio, che ha mescolato il liscio più classico di Moreno il Biondo e Mauro Ferrara con le incursioni dissacranti della chitarra acidula di Mirco Mariani. Lo spettacolo era stato introdotto dagli Ochtopus, una formazione della zona di Ravenna che ha suonato una versione balcanica di Romagna mia, simpaticamente intitolata Balcania mia, e che aveva già portato il gruppo a vincere il premio Romagna Mia 2.0. Dopo di loro aveva suonato anche Finaz, chitarrista della Bandabardò, che ha proposto alcuni brani mescolando tango e altre raffinate suggestioni, aggiungendosi anche come ospite speciale alla formazione degli Extraliscio.
Finito lo spettacolo sul palco principale di Piazza del Popolo, lungo la strada che mi avrebbe riportato in albergo mi è capitato di sentire della musica proveniente da una viuzza laterale. Incuriosito, mi sono addentrato nel vicolo fino a giungere ad una piazzetta in cui si stavano esibendo nuovamente gli Ochtopus, che prima avevo visto sul palco principale. Questa volta il pubblico era decisamente di meno, ma la musica era coinvolgente al punto da spingere al ballo le poche persone presenti (incluso l’autore di questo articolo). Mi sono piaciuti molto, ho comprato il loro cd, dunque aspettatevi un approfondimento futuro su quest’ottimo gruppo.
La mattina di sabato 24, tornando in Piazza del Popolo, ho trovato il palco circondato dal mercato cittadino. La bellissima giornata di sole e la generale rilassatezza di chi era lì per comprarsi magari un paio di jeans o delle pentole mi ha fatto venir voglia di fissare quel momento in una diretta su Facebook, che potete rivedere di seguito.
La giornata di sabato è stata quella in cui mi sono incontrato con gli altri giornalisti musicali per discutere dei temi che interessano la nostra attività: visto l’alto numero di adesioni, sono stati organizzati dei tavoli tematici tra cui occorreva scegliere, per discuterne con i colleghi interessati allo stesso argomento. Quello a cui ho partecipato io riguardava le problematiche del giornalismo musicale nel 2016, abbracciando dunque temi piuttosto ampi tra cui il rapporto con gli uffici stampa, la perdita di autorevolezza e il rapporto tra il giornalismo per la carta stampata e quello per il web.
In serata sul palco principale sono saliti alcuni gruppi emergenti, tra cui vorrei segnalarvi i Suntiago, un trio rock con un gran bel “tiro”: sono bravi e meritano attenzione. L’attesa, però, era tutta per Daniele Silvestri, che ha riempito l’intera piazza regalando (letteralmente, visto che il concerto era gratuito) uno spettacolo impeccabile, sia per l’ottima esibizione che per la qualità del suo repertorio, confermando di essere uno dei migliori cantautori della scena nazionale. L’unica nota storta è stata un’interruzione a metà spettacolo, dovuta alla rottura di una centralina dell’Enel. Ciò non ha impedito comunque la continuazione del concerto, pur se con alcune variazioni della scaletta e un utilizzo ridotto delle luci.
Come la sera precedente, lungo la strada del ritorno sono stato attratto da una musica proveniente da qualche parte, e seguendo l’onda sonora sono finito nel cortile interno di Palazzo Laderchi, dove si stavano esibendo i Witchwood su un sorprendente palco centrale, con le persone disposte tutte intorno. Questo gruppo suona un potentissimo hard rock progressive, sulla scia di uno stile classico che si è mostrato estremamente efficace sul pubblico, potendo far leva su una perizia tecnica e interpretativa di prim’ordine. Massicci.
La giornata di domenica 25 è stata per me quasi interamente occupata da un ulteriore incontro con i colleghi giornalisti musicali: i rappresentanti dei vari tavoli tematici hanno esposto i rispettivi documenti prodotti nel corso delle discussioni, ma lungi dal giungere ad una conclusione comune e definitiva, tutti sembrano essere d’accordo sulla necessità di organizzare ulteriori incontri, possibilmente non troppo distanziati nel tempo. Per me è stata un’occasione unica per incontrare chi ha a che fare con problematiche simili alle mie nello scrivere di musica, nell’approccio con gli artisti e nel cercare di sopravvivere con un mestiere che ha la pericolosa tendenza all’estinzione.
Un attimo prima di concludere la mia esperienza al MEI, ho potuto intervistare Andrea Spinelli, un giovane pittore che ha sviluppato uno stile molto specifico dipingendo i musicisti durante i loro concerti, e che ha tenuto una mostra con le sue opere suscitando molto interesse. Nel corso delle giornate al MEI, non ha perso l’occasione per ritrarre alcuni dei musicisti che si sono esibiti, tra cui Daniele Silvestri che ha apprezzato il suo lavoro rilasciando il suo autografo sull’opera stessa. Di seguito trovate il video dell’intervista, a cui purtroppo manca l’audio a causa di un problema tecnico che si è verificato durante la diretta su Facebook. Tuttavia, chi fosse curioso può dare ugualmente un’occhiata per sbirciare alcune delle opere esposte, che sono mostrate nel video.
Nel complesso posso dire che l’incontro con gli altri giornalisti musicali, la musica ovunque e l’accoglienza della città hanno reso fantastica la mia partecipazione al MEI, che spero di poter visitare anche in future edizioni. Se avete letto l’articolo fin qui, mi auguro di esservi riuscito a trasmettere lo stesso desiderio. Ci si rivede a Faenza, dunque!